Preambolo: Questo testo è stato scritto nel 2020 e pubblicato nel corso del 2020 e del 2021 su varie piattaforme cibernetiche. Pertanto, precede il momento del vaccino, del green pass e dei tutti i dispiegamenti biopolitichi correlati. Tuttavia, in questa versione riesaminata in 2022, ho deciso di intervenire minimamente sul testo originale: ho aggiunto un paio di paragrafi, qualche esempli e alcune brevi discussioni sul vaccino e sul green pass. Mi auguro che in questo modo il testo possa verificare la sua rilevanza come descrizione generale del campo biopolitico contemporaneo; ma anche che, in questa forma, può dare una vaga misura di quanto camino abbiamo fatto dal 2020 in termini della normalizzazione e de l’internalizzazione delle misure di controllo biopolitico.
> Piuttosto che essere un commento sull’adeguatezza – o meno – delle misure di salute pubblica imposte dallo Stato, che è una discussione completamente diversa, il mio è un commento sulle tecniche di governo biopolitico e sul comportamento della “popolazione” durante un periodo che varie autorità sono riuscite a definire come una “emergenza sanitaria globale”. I modi in cui reagiamo in tali momenti sono sintomatici, credo, del funzionamento dell’attuale ordine.
Note succinte sulla biopolitica
> La funzione di un “dispositivo di controllo” è di assicurarsi che “nulla accada veramente”, nel senso di prevenire o eliminare l’irruzione di realtà imprevedibili, ribelli o antagoniste entro i confini della realtà ufficiale (che è a sua volta modellata dagli stessi dispositivi di controllo).
> Potremmo definire le tecniche di controllo specifiche della modernità europea come “biopolitica”, cioè la creazione di una rete capillare di rapporti di potere che ha come oggetto governare la “vita” (“bios”). Il “governo della vita” può assumere varie forme: potrebbe significare il controllo della salute, della riproduzione, della demografia, della nutrizione o dell’epidemiologia dei soggetti; o la formazione e il controllo delle loro pratiche intime, desideri, piaceri e immaginazione.
> Nel mondo occidentale, il biopotere solitamente agisce attraverso la seduzione, la manipolazione, l’incitamento, la guida o la canalizzazione, ad esempio attraverso tecniche come la terapia, la consulenza o l’educazione, piuttosto che attraverso la coercizione diretta. Un dispositivo di biopotere di successo non ti obbliga a prendere un certo percorso, ma ti convince che questo sia l’unico percorso desiderabile o, addirittura, l’unico possibile a intraprendere. Ma, naturalmente, la biopolitica moderna può anche rinchiuderti in un campo di concentramento e sbarazzarsi di te come li pare.
> Il discorso biopolitico è sempre lo stesso – le autorità stanno prendendo tutte le misure necessarie per contenere le minacce alla salute[1]: la/il “contagios@” (da confinare), la/il “degenerat@” (da eliminare), la/il “primitiv@” (da educare e / o integrare), la/il sovversiv@ / ingovernabile (da cooptare, integrare, confinare, isolare o eliminare). Qualunque cosa lo Stato consideri come suo nemico è rappresentato come una malattia (infezione, peste, cancro, parassiti, ecc.) che attacca il corpo della Nazione. Ciò significa che, ogniqualvolta la “modernità biopolitica” mette in atto la discriminazione, l’apartheid, l’incarcerazione, il terrore, la guerra, la tortura, il genocidio e così via, la giustifica come un atto inteso a preservare la salute e il benessere della nazione o popolazione. In questo modo, anche le misure governative le più brutali saranno percepite dai cittadini lealisti come un intervento terapeutico, neutrale e benevolo, un atto di guarigione.
> Una delle principali paure della modernità borghese è quella del “contagio”: il contagio del nostro sesso / genere “naturale” da parte del sesso / genere “opposto” (effeminazione dei “veri uomini”, mascolinizzazione delle “donne vere”); contagione della nostra sessualità “normale” da sessualità “anormali” e “pervertite”; contagione della nostra cultura e civiltà da quelle primitive e barbare; contagione della nostra nazione da parte di stranieri; del nostro spazio privato da altre persone; della nostra razionalità e delle nostre verità da irrazionalità, incertezza e ambivalenza; e, naturalmente, della nostra salute da varie patologie.
> All’interno del dispositivo biopolitico ormai globale, il confinamento è uno dei principali strumenti: la minaccia alla salute della Nazione deve essere isolata. I nazisti creano campi di concentramento e di sterminio per eliminare la popolazione ebraica, che definiscono come il parassita che infetta il corpo della nazione ariana; lo Stato israeliano mette in atto un sistema di apartheid e terrore per confinare i palestinesi, che definisce come una minaccia per la salute della nazione. Gli Stati europei “rendono sicure le frontiere” per tenere fuori i migranti che definiscono come una minaccia per la salute del Paese; gli USA fanno lo stesso per tenere lontani i messicani, che definiscono come un’infezione per la Nazione… e così via, puoi trovare una miriade di esempi.
> La maggior parte della popolazione occidentale è sprofondata in uno stato d’infantilismo. Per “infantilismo” intendo che un@ è res@ completamente dipendente dalla volontà, dal controllo e dalle risorse di qualcun altro (nel caso dei bambini, ad esempio, dipendenti dalla famiglia, dagli educatori o dallo Stato[2]); mentre allo stesso tempo percepisce la disciplina e il controllo che queste autorità mettono in atto come normalità, un privilegio, un diritto, come libertà, bontà o amore.
> La “crisi” è il nuovo strumento preferito della biopolitica: mantenuta in un perpetuo stato di crisi, la popolazione ridotta all’infantilismo farà di tutto per “salvarsi la vita”.
> In tempi di crisi biopolitica, come “l’emergenza sanitaria” che stiamo vivendo, i fascisti, che si eccitano con fantasie biopolitiche di genocidio e “purificazione” nel migliore dei casi, s’infiammano proprio. I leader filo-fascisti paragonano i migranti al coronavirus; le notizie spifferano che i migranti portano l’infezione; ogni sorta di brutalità razzista è giustificata da discorsi sulla salute pubblica, e così via. Sulla TV, esperti in biomedicina comparano le/i non-vaccinat@ a dei sorci, cosi inserendosi nella genealogia della propaganda nazista che paragonava gli ebrei a dei rati. O, in un registro governativo leggermente diverso, durante l’estate 2021 il presidente della regione Siciliana, le cui vocazioni fasciste sono abbastanza chiare, si eccita facendo il leader biopolitico di ferro e impone misure di controllo (zona rossa, etc.) per le città con bassi tassi di vaccinazione.
> Più docile un@ è, più aggressivamente abbraccerà l’egoismo e il fascismo in tempi di crisi: terrorizzat@ dalla propria impotenza, il/la fedele cittadin@ inizia a cercare un capro espiatorio, qualcuno su cui proiettare il proprio disprezzo di sé. Questo può essere, ad esempio, uno degli “altri” classici della modernità: donne, migranti, “non bianchi”, “omosessuali”, ecc. Nel nostro caso di “panico biopolitico”, i capri espiatori iniziali sono stati “le/gli infett@”, “le positive asintomatiche” o “quell@ che non obbediscono alla quarantena e ci mettono tutti a rischio”. Mentre nella primavera del 2021, lo Stato ha creato un obiettivo molto più efficiente per l’adattamento e l’ulteriore dispiegamento dei dispositivi governativi: le/i non vaccinat@.
Alcuni pensieri su cosa sta succedendo
> Una volta che un nemico mortale e orribile del Popolo – il virus – è stato finalmente trovato, lo Stato italiano ha cominciato a ripristinare la sua funzione di Padre della Nazione che salverà tutti i suoi figli e figlie ma li disciplinerà anche, se necessario – per il loro proprio bene, ovviamente. La solenne ed eroica retorica della propaganda di guerra è stata resuscitata per pompare un po’ di patriottismo nelle vene calcificate della Nazione: “L’Italia soffre! L’Italia fa sacrifici! L’Italia sta insieme! L’Italia combatte! Vinceremo!“
> Nel capitalismo liberale, la guerra funziona come un rimedio molto efficace per i momenti di impasse, siano essi simbolici, di legittimità, economici o di qualsiasi altra natura (ma, in fatti, non sono tutte le crisi del capitalismo delle crisi simboliche?). L’attuale mobilitazione della retorica e delle tecniche di guerra (coprifuoco, etc.) e dopo-guerra (recovery funds), quindi, non è casuale: questa “crisi” biopolitica arriva al momento giusto per galvanizzare un sistema borghese occidentale afflitto da costipazione cronica in tutti i suoi aspetti.
> Approfittando dell’atmosfera di stato di guerra che ha creato, lo Stato estende la tecnica di reclusione a tutta la popolazione ed emana una pletora di misure amministrative che cercano di controllare ciò che possiamo fare, dire e pensare. Ci viene assicurato che le imposizioni, decise da politici e sostenute dall’autorità semidivina della casta biomedica, sono l’unico modo per salvare le nostre vite e, perché no, il mondo.
> La maggior parte dei cittadini fedeli applaude le misure draconiane e alcuni chiedono una maggiore severità; aspettano pieni di speranza che la salvezza venga dall’alto; e assalta farmacie e supermercati in una corsa per la “sopravvivenza del consumatore più adatto”. Il massimo che chiedono è un ritorno alla “normalità”, ai rapporti di potere del “prima dell’epidemia” che ora sembrano rappresentare la libertà assoluta.
> In genere, i media traboccano di chiamate alla “responsabilità sociale” che non possono apparire altro che ipocrite, considerando che interpellano la popolazione sovralimentata e privilegiata dell’Europa benestante. Queste sono le stesse persone che nella loro vita “normale” mostrano la più grossolana indifferenza nei confronti della vita di altre persone e ignorano serenamente il fatto che il loro “benessere” quotidiano e alimentato da vari dispositivi globali di esclusione, impoverimento e distruzione. In tal condizioni, il modello di “cittadin@ responsabile” che i media evocano è piuttosto una delle figure tipiche della cittadinanza fascista: o la/il “cittadin@ innocente” che obbedisce diligentemente, o la/il “cittadin@ poliziott@” che aiuta le autorità nel loro sforzo di installare un dispositivo totale di controllo.
> In Italia, stimolat@ dalle dichiarazioni accusatrici di varie autorità politiche e biomedicale, alcun@ cittadin@ ed espert@ si sono già mobilitat@ sulle piattaforme media, proponendo misure di controllo (rimozioni dei diritti, isolamento, etc.) applicate solo alle/ai non/vaccinat@. Fanno dichiarazioni del genere: “Zona rossa per sempre per i no-vax!” Seguendo l’analisi dell’anti-semita fatta da Sartre dopo guerra, questa reazione passionale potrebbe essere attribuita alla paura della liberta`, al terrore causato dall’incertezza o al rifiuto della responsabilità.
> Cosi, sembra che le/i cittadin@ leal@ si godano[3] questa paranoia biopolitica; finalmente un po’ di eccitazione, qualche passione nelle nostre insipide vite, il senso di essere parte di qualcosa d’importante, di storico! L’esacerbazione dello Spettacolo in chiave biopolitica infiama a tutt@ e la popolazione s’impegna con passione in discussioni interminabili sull’epidemia; in sorvegliare gli altri; e in applicare nella propria vita la logica del campo di concentramento.
> Tutto questo dispiegamento biopolitico irrigidisce i pilastri della realtà borghese, imponendoli come certezze sacrosante. In altre parole, penso che il principale risultato di questi dispositivi di controllo sia il nuovo consenso sul fatto che la realtà borghese sia l’unica realtà possibile o desiderabile. Per esempio, le misure di “contenimento delle infezioni”, implicitamente o esplicitamente, decretando che:
- Le persone sono incapac@ di gestire la propria realtà cioè, incapac@ di vivere in modo autonomo; pertanto, le autorità – politiche, amministrative, biomediche, militari, aziendali, mediatiche, educative – hanno il diritto e il dovere di farsi carico di ogni situazione che loro considerano rischiosa, utilizzando qualsiasi mezzo ritengano adeguato per mantenere (la loro definizione di) ordine e sicurezza.
- Il dovere e la responsabilità fondamentali di un/a “buon@ cittadin@” sono l’obbedienza. Naturalmente, ogni atto di disobbedienza alle misure di controllo rappresenta una “minaccia per la società”, mette a rischio “la nostra salute e il nostro modo di vivere” e deve essere immediatamente represso.
- Rafforzando le dichiarazioni senili della filosofia politica liberale classica, gli unici spazi decretati sicuri per la/il cittadin@ sono i confini della proprietà che possiede o affitta; lo spazio di lavoro (che oggigiorno spesso si confonde con la casa); o lo spazio di consumo (il supermercato, il centro commerciale, ecc.); mentre la salvezza sta nell’isolamento, nel pensare solo a se stessi e alla propria famiglia e nel trattare tutti gli altri come una minaccia (“distacco sociale” interiorizzato). Secondo gli stessi decreti, gli unici rapporti sociali “sani” sono quelli interni alla famiglia nucleare borghese; o, quelli correlati al lavoro e al consumo. Il gruppo, il collettivo e ogni forma di auto-organizzazione che non rientri nelle categorie approvate dalle autorità costituiscono una minaccia per il benessere della società, un focolaio di contagio.
- Gli obiettivi principali nella vita sono “sicurezza” e “comodità”: la “sicurezza” assicurata dalle autorità e della legge; e la “comodità” fornita dai circuiti capitalistici di lavoro-consumo-tempo “libero”. Nella stessa logica, le cose più desiderabili nella vita – salute, benessere, felicita`, comfort – possono essere ottenute solo dentro i circuiti dominanti. Le restrizioni, punizioni e controlli sono una forma di protezione dei nostri privilegi di cittadin@ metropolitan@.
- Nell’immaginazione officiale il “spazio sicuro” della/del cittadin@ è modellato su quello della cellula nell’economia carceraria. La/Il cittadin@ è sottopost@ a forme di costante sorveglianza con lo scopo d’instillare autodisciplina; mentre l’intero terreno della sua vita è colonizzato da una densa rete di misure di controllo, modulate secondo le finalità delle/dei governant@. Pensa, ad esempio, a come la categoria biopolitica di “zona verde/arancione/rossa” influisca sulla sua vita, sui suoi pensieri, suoi comportamenti e suoi desideri; o, di come fa lo stesso il green pass. L’unico spazio “autonomo” lasciato a quest@ in/dividu@ è rappresentato da una serie di “scelte libere”, solitamente tra due possibilità pre-selezionate dalle autorità governative. Ovviamente, tal scelte non escono mai dalle coordinate della realtà dominante; al contrario, sono così concepiti che, qualunque opzione tu scelga, la realtà dominante sarà rafforzata di conseguenza. Siccome questa ridicola nozione di libertà come “scelta libera” è, in realtà, la briciola su cui si appoggia l’intera armatura dell’ideologia liberale della “libertà” e della “democrazia”, le diverse autorità di governo cercano di non imporre la decisione finale. Invece, s’impegnano a creare dispositivi che conducono la/il cittadin@ a scegliere l’opzione in linea con gli obiettivi di governo. Nei nostri tempi di “crisi biopolitica”, il meccanismo si applica, ad esempio, per il vaccino come “libera scelta” in un campo altrimenti colonizzato da autorevoli decreti. Il green pass è uno degli strumenti che cercano di convincere i cittadini a fare la “scelta (libera?) giusta” in merito al vaccino. La libertà borghese non è altro che questa: un mucchio di minuscole isole artificiali di “libera scelta” all’interno di un mare di misure di controllo, una piccola rete di comode camere carcerarie.
> Questo consolidamento dei pilastri della “libertà” liberale incoraggia un nuovo passo verso un modello fascista di organizzazione sociale dove “bene pubblico” significa controllo; “responsabilità” significa obbedienza; e “solidarietà” significa difesa della Nazione dalle minacce interne ed esterne (migranti, non-vaccinat@, disobbedienti, etc.). Così, l’assolutismo biopolitico è installato dove prima regnava la biopolitica “soft”, ricordandomi la tipica oscillazione europea tra “liberalismo” e “fascismo”, due regimi che secondo glì ideologi liberali sono antagonisti ma che, in realtà, sono due aspetti sinergici di un regime moderno che persegue la sua crociata per la “libertà e uguaglianza (dei maschi bianchi benestanti)” con i massacri coloniali e domestici e che persiste sulla stessa via anche oggi.
> Così tant@ intorno a noi si sono rivolt@ alle autorità – Stato, casta medica, polizia, media ecc. – per ricevere guida e salvezza. Tant@ hanno adottato, con paranoica eccitazione, la versione dominante della realtà e si sono trasformat@ in canali attraverso i quali circolano i discorsi dominanti. Fissano febbrilmente i loro schermi, ripetendo i mantra e rituali ufficiali: “Caratteristiche del coronavirus, morbilità, mortalità, incidenza, virulenza, sintomatologia, prevenzione, protezione, igiene, misure di sicurezza, zone rosse/gialle/arancioni, auto-certificazione, auto-quarantena, vaccino, green pass, fai questo, evita quello … Italia , l’economia, la crescita / caduta, il PIL, il lavoro, il debito, i sussidi, i pacchetti finanziari di emergenza…” La nostra immaginazione è stata colonizzata da quella ufficiale che riversa dati epidemiologici e grida ordini. Questa nostra rapida trasformazione in burattini da ventriloquo segnala il nostro infantilismo.
> Come se afflitti da una strana amnesia selettiva, tanti collettivi italiani di sinistra autodefiniti come, diciamo, “radicali” e “antisistema” hanno dimenticato tutto quello che avevano imparato su come funziona il controllo imperiale. Confus@ da un campo di battaglia poco ortodosso in cui molte delle voci “antiautoritarie” sono piuttosto di destra, i gruppi di sinistra “radicali” e “antisistema” non hanno trovato altra linea di analisi e d’azione se non quella di energeticamente allinearsi con le direttive governative. L’unica critica avanzata da tali gruppi è stata ripetere, per l’ennesima volta, il compiacente mantra riformista: “Lo Stato non si è preso cura della sua gente come avrebbe dovuto! Alcuni gruppi vulnerabili sono stati esclusi o trascurati! Il sistema sanitario pubblico è sotto finanziato! Eccetera.”. Tali argomentazioni potrebbero essere state avanzate da qualsiasi organizzazione caritatevole religiosa, dai amministratori dello Stato benessere, da un ONLUS con “missione sociale”, da un’organizzazione nazionalista o da un@ filo-capitalista di tendenza socialdemocratica, suggerendo inoltre che tali gruppi di sinistra “anti-sistema” e “radicale” hanno effettivamente finito per eliminare la propria ragion d’essere.
> Nonostante tutto questo, per quel pugno di persone che si rifiutano di lasciare che la propria immaginazione sia colonizzata dai meccanismi ipnotici del controllo biopolitico e che, anziché godersi l’obbedienza, continuano a pensare a come sfuggire ai campi di concentramento della democrazia liberale, questi sono i momenti giusti per valutare la forma e la forza della nostra autonomia e per tracciare, camminando, i nostri nuovi percorsi.
[1] Nella modernità biopolitica, i discorsi delle autorità raggruppano una varietà di elementi sotto il nome “la salute della Nazione”: non solo la salute pubblica, ma anche “l’economia”, “la prosperità”, “la nostra cultura e nostri valori”, “la nostra organizzazione sociale”, “le nostre istituzioni”, “l’ordine sociale”, la “nostra sicurezza”, la “pace sociale” ecc. In questo modo, la biopolitica può definire ogni contestazione dell’ordine attuale come una minaccia alla salute nazionale, come bioterrorismo.
[2] Le/I bambin@ non sono infantil@ di per sé, ma l’ordine borghese ha messo in atto una rete ineludibile di meccanismi e istituzioni per infantilizzarl@. Mi riferisco al gigantesco “dispositivo della bambina” che, dalle fantasie di purezza, innocenza e “naturalezza” delle/dei bambin@ ai giocattoli e ai film per bambin@, dalla psicologia dello sviluppo ai materiali sulla corretta genitorialità e dalle istituzioni educative ai codici legali, regola non solo l’ideologia occidentale dellla/del bambin@ ma anche la soggettività di genitori e figlie. Le contraddizioni di questa ideologia sono interessanti: ad esempio, le/i bambin@ sono definit@ dalla legge liberale come incapac@ di fare scelte razionali, incapac@ di autonomia e dipendent@ dalle risorse e dall’esperienza di esperti adulti. Da qui derivano misure come la mancanza di responsabilità legale dei bambini, il requisito di un tutore adulto, la censura, l’età legale, l’età del consenso, ecc. Allo stesso tempo, questa stessa ideologia occidentale cerca di convincere tutti che le/i bambin@ dovrebbero essere liber@, autonom@, capac@ di prendere le proprie decisioni, ecc.
[3] Uso “godimento” nel senso sviluppato da alcuni testi psicoanalitici, per indicare una forma di “intensità libidica” o “eccitazione” che, nonostante crea dipendenza, non deve essere né piacevole né pienamente cosciente. Il godimento, a mio parere, è modellato da dispositivi di controllo, questa forma di controllo costituendo, di fatto, la principale innovazione governativa degli ultimi due secoli.