Chi siamo? Su nomi, contaminazione e altre banalità

> M.E.K.A.N. sta per Ministerio Estraneo di Kultura Agro-Nichilista.

> Ci annunciamo come un dispositivo per la produzione di contro-propaganda. Con questo intendiamo che le cose che produciamo mirano a contrastare le produzioni dello Spettacolo cioè, a contrastare i dispositivi dominanti che producono identità, immaginazione, desideri e godimento.

> Potremmo argomentare che noi uman@ siamo creature del linguaggio e del significato e, quindi, non siamo in grado di produrre una conoscenza imparziale (“oggettiva”); che tutte le nostre affermazioni provengono da particolari sistemi simbolici o interpretativi e obbediscono alle regole di produzione della verità stabilite da un particolare gruppo in uno specifico tempo e spazio. E, in conseguenza, che tutte le forme di conoscenza sono in realtà propaganda. Tuttavia, eviteremo gli argomenti scolastici, avendo scartato tali piaceri fossilizzati qualche tempo fa. Tutto ciò che conta è che, per una serie di ragioni, ci piace definirci come propagandisti.

> Se usiamo alcuni strumenti della filosofia, dell’analisi critica ecc. non è per vomitare astrazioni accademiche: tutto ciò che produciamo è direttamente correlato alle nostre pratiche di vita, relazioni sociali e intensità affettive. Scriviamo su quello che facciamo per le persone con cui lo facciamo (o con cui speriamo di farlo a un certo punto …)

> I nostri nomi sono parodie dei titoli di organizzazioni autoritarie – ministero, ufficio, direzione, ecc. – perché ci diverte mettere insieme le nostre fantasie di orizzontalità, autodeterminazione, iconoclastia, ammutinamento e anomia con il vocabolario rigido del governare, dell’ordine gerarchico e della centralizzazione. Questa bruttissima sutura rispecchia la natura ibrida delle nostre pratiche e dei nostri esseri: desideriamo ardentemente l’evasione, nuove forme di vita e pratiche estatiche bizzarre; ma siamo ancora intrappolat@ nei loop ossessivi del tipico soggetto borghese: narcisismo, colpevolezza, idolatria e il desiderio di sottomettere l’altr@. È inevitabile, tutt@ siamo cresciut@ negli istituti di addestramento del mondo borghese (famiglia, scuola, ecc.); ma questa non è una scusa. Ci assumiamo la responsabilità di tutto ciò che siamo e facciamo, anche quando non è direttamente colpa nostra; e deridiamo anche i nostri momenti di risoluta determinazione attraverso delle pratiche contradittorie di auto-denominazione.

> Vogliamo staccare i nostri occhi dagli schermi tranquillizzanti dello Spettacolo. Lasciamo i guardiani dell’ordine alla loro triste missione di soffocare qualsiasi cosa eccitante, perché li troviamo ripugnanti. Non abbiamo simpatia per i fedeli seguaci della realtà dominante perché sono escrescenze delle forze dell’ordine. Cerchiamo di eliminare ogni curiosità per le offerte di questa realtà dominante. Puntiamo allo scisma, perché pensiamo che solo disertando si possano creare nuovi mondi.

> Non facciamo proselitismo né istruiamo. Non miriamo a cambiare la “realtà borghese”. Ci interessano solo le nostre (contro-) realtà, i micro-mondi che stiamo cercando di inventare. Stiamo parlando con le nostre amiche e complice, le eterogenee, senza legge, senza Dio e senza paese che attraversano le torbide acque imperiali in barche improvvisate, usando strane mappe e rotte segrete, gettando l’ancora in calette nascoste.

> Non abbiamo alcun interesse per la purezza, la verità assoluta o le linee di azione inflessibili: sappiamo di essere contaminat@, incert@ e ansios@.

> Contaminat@, certo; ma anche contaminant@. Non con idee o ideologie, verità o bellezza; speriamo di contaminare ed essere contaminat@ dall’ansiogeno desiderio di intraprendere nuove avventure, di saltare fuori dal marciapiede illuminato e cominciare a camminare nel buio e, se serve, perché no, con la risolutezza di difendere i territori che liberiamo, anche se per solo un momento, dalla logica e dal controllo imperiali.

> E così, a quell@ che abbiamo incontrato o che incontreremo qualche volta; e a quell@ che non incontreremo mai; a tutt@ quell@ che navigano in silenzio, nascondendosi da guardie e pattuglie, pront@ per gli strani eventi che solo navigare senza una chiara destinazione può promettere, una chiamata: contaminiamo!