Tornando alle nostre attuali preoccupazioni, volevo tirare fuori una piccola idea che io e R. abbiamo avuto una notte: rimodellare il concetto di TAZ in uno strumento per pratiche sperimentali che non siano solo quelle della free party.
Festa Sturm und Drang
Quando sono stato sfidato a pensare sulla mia fantasia fondamentale, mi sono reso conto che, per alcuni anni, il mio desiderio ha inseguito una vaga idea di “intensità insolite”, una fantasia oscura di vissuti imprevedibili, strani, mozzafiato, sconcertanti. Una fantasia romantica così esaltata è una realizzazione terribile per chi s’immaginava come un agro-nichilista sarcastico con un debole per deridere le esaltazioni demiurgiche dell’umanesimo. Ma era così: i fumi di Sturm und Drang stavano apparentemente riempiendo le crepe del mio cinismo. Ebbene, non resta altro che nascondere questa ignominia dietro una cortina di nichil-tekno Sturm und Drang anti-umanista.
La ricerca d’intensità insolite a un certo punto mi ha tirato fuori dagli ambienti “radicali” specializzati e professionalizzati; a un altro, mi ha trascinato nella bizzarria della free party. La free party è una cosa strana. La sua organizzazione e forma sono ormai ritualistiche; tuttavia, c’è qualcosa al suo interno che trascende la struttura. Come nel carnevale, l’ambientazione rituale apre uno spazio dove le persone possono diventare insolite: dove i loro modi di relazionarsi con le altre, con se stess* e con il mondo – di stare nel mondo e di raccontare una storia di loro stess* – sono anomali. Nella mia fantasia, questo disturbo della traiettoria prevedibile delle particelle libidinali forma vortichi e nuvole temporalesche d’intensità. E forse apre il passaggio verso le metamorfosi.
Hakim Bey parlava della saturnali che si ha scardinata dal calendario ufficiale, svincolandosi dalla funzione di valvola di sfogo attribuita a lei dalle autorità. Questi sfrenati saturnali che errano alla cieca, portando in giro i semi dell’insolito, non sono una cattiva immagine della TAZ della festa.
Molecole di libertà scardinate
Ma cosa succede se questa TAZ vagante inizia ad attraversare altri territori oltre a quelli della free party? E se evocassimo tali spazi attraverso alcune cerimonie occulte? Non riesco a seriamente immaginare nessuno dei miei territori completamente liberato dai dispositivi di governo che ne creano i vari aspetti e soggettività. Ma posso creare fantasie convincenti dove frammenti di soggettività, d’immaginazione, d’intensità affettive e dei spazi in cui dimoro o che attraverso sono momentaneamente liberati dalla costrizione governativa. Non mi va più di aspettare, come fanno i veri credenti, il momento molare, centralizzante di rottura che, con un’unica spinta, distruggerà le porte di questa realtà monolitica e la farà inondare dall’eterogeneità esistenziale post-insurrezionale. Al momento, ciò per cui posso muovermi allegramente è la creazione e moltiplicazione di TAZ in tutte le possibili forme e luoghi, in universi psichici, paesaggi erotici, calette di relazioni, orizzonti d’immaginazione e focolai di pratiche. Sono messo in moto dalla possibilità di strappare pezzi dall’ambiente strettamente governato del quotidiano e pervertirli, ridendo come delle iene. Se abbiamo bisogno di bruciare qualcosa, vorrei bruciare buchi nel tessuto della realtà dominante, creando aree di vuoto dove le intensità possono divampare. Posso capire come queste possono essere pratiche gioiose; ma non riesco più a sentire nessuna intensità, neanche battito di cuore nella fantasia di spingere, centimetro dopo centimetro, il triste e ostile megalite della realtà borghese verso l’insurrezione, rivoluzione, etc. Infatti, se definiamo la vittoria non come la totale e definitiva liberazione del “mondo”, ma come l’irruzione della TAZ, le porte del possibile si aprono a qualsiasi prassi ci seduca e a qualsiasi energia che possa prorompere da essa. Quegli istanti, non importa quanto brevi, potrebbero permettere all’insolito di prendere forma e mantenersi nella mia vita di tutti i giorni.
C’è da vedere come rendere la TAZ un laboratorio per la mutazione del quotidiano, piuttosto che una forma di evasione. Il rapporto tra TAZ e una forma di vita è, probabilmente, qualcosa che si configura come pratica e non come momento di analisi che precede la pratica. Non che la pratica sia mai distinta da un’economia simbolica, un campo di fantasia, un territorio immaginario, ecc.; ma non posso pensare alla TAZ come una forma di futurismo, una proiezione di speranza. La TAZ, per me, è una fantasia di un presente perpetuo; dentro, il futuro è semplicemente definito dal prossimo passo che si fa mentre si cammina. Il suo significato deriva dal dare un senso post-hoc a ciò che è accaduto piuttosto che da un piano iniziale ben definito. Ed è per questo che la TAZ, nella mia piccola cosmogonia, prospera nel post-apocalisse.
L’attacco delle barbare post-apocalittiche
In effetti, la TAZ, a mio avviso, è il territorio di predilezione delle barbare post-apocalittiche. La post-apocalisse è una fantasia con cui sto giocando e ne scriverò di più a breve. È un mondo senza speranza e senza futuro, un mondo di presenza permanente, del perpetuo “ora”, un’eterna tempesta in cui si è impegnat* a rincorrere arcipelaghi di luce, stroboscopi di pioggia e venti caldi piuttosto che cercare di prevedere quando e dove la tempesta inizia o finisce, dove va o come sarà il mondo dopo.
Quanto al/alla barbar*, è il mio feticcio della figura mitica antiborghese e ne ho schizzati elementi in tutti e tre i numeri di Demoni Danzanti. Tornerò anche su questo, prima o poi.
Comunque, per farla breve: una spedizione contro il nemico pianificata dall’interno della TAZ da tribù barbare post-apocalittiche potrebbe avere una forma diversa dalle nostre solite lotte, perché non è immaginata come parte di una coerente strategia di guerra totale che deve essere vinta o persa, ma come un attacco assurdo, sarcastico, nichilista ai loro dispositivi di piacere. No, o non semplicemente per saccheggiare e incendiare. Ma anche per fare venire un’ulcera, fare venire i crampi, far sembrare stupid*, far sembrare imbalsamat*, oltraggiare, ripugnare, terrorizzare e infuriare la/il nemic*; darl* un attacco di panico, passare germi, sputare nel loro gelato, dipingere di nero i loro specchi, graffiare le loro macchine, allagare i loro teatri, vandalizzare i loro monumenti, ridicolizzare i loro idoli, squarciare gli schermi delle loro cinemateques, pisciare nei loro vasetti di basilico, versare lassativi nei loro bicchieri di birra, bloccare il cesso, rubare la bicicletta, vomitare sulle scale, calunniare, insultare e in generale rovinare il loro divertimento. Solo per ridere. Prima di tornare da dove siamo venuti. O qualcosa del genere…
Sarei interessato a pensare a tali spedizioni. E nel pensare ai nostri incontri futuri come alla creazione di una TAZ, uno spazio in cui possiamo essere insolit* in modi interessanti. Creare il tipo di ambiente che favorisce tali forme non è un compito facile ed è qualcosa su cui si deve lavorare attentamente.